Castelnuovo di Garfagnana (LU), Rocca Ariostesca
dal 28 Luglio al 12 Agosto 2012
Organizzazione: Circolo Fotocine Garfagnana
Dislocazione mostre: Rocca Ariostesca / Sala Suffredini / Fondo comm.Via Farini,4
Orario apertura mostre: 10,00-12,00 17,00 – 19,30

PROGRAMMA Rocca Ariostesca, Piazzetta Ariosto e Sala Suffredini
Sabato 28 Luglio
ore 18,30: Inaugurazione mostre

Mercoledì 1 Agosto
ore 21,30: Incontro con il 3C Silvio Barsotti di Cascina, uno dei più importanti circoli fotografici d’Italia.

Venerdi 3 Agosto
ore 21,30 – Incontro con il fotografo Emiliano Mancuso e Renata Ferri photoeditor, giornalista e caporedattore di Io Donna, il femminile del Corriere della Sera. Presentazione del libro “Stato d’Italia”.

Sabato 4 Agosto
ore 15,00 – 18,00: Portfolio dell’Ariosto (Premio Fosco Maraini per il reportage, Premio SONY, Ammissioni Portfolio Italia)
ore 21,30: Consegna Premio Rodolfo Pucci “la fibula d’oro” a Fulvio Merlak. Incontro dibattito su “Fotografia: percezione e ambiguità” a cura di Fulvio Merlak.

Domenica 5 Agosto
ore 9,00–17,00: Portfolio dell’Ariosto (Premio Fosco Maraini per il reportage, Premio SONY, Ammissioni Portfolio Italia)
ore 21,00-23,00: Consegna Premio Fosco Maraini per il reportage. Presentazione lavori vincitori il Portfolio dell’Ariosto 2012.

Mercoledì 8 Agosto – Agriturismo Venturo
Workshop “Scriviamo un reportage” con Emiliano Mancuso.

Sabato 11 Agosto ore 17 – Sala Suffredini
Presentazione del libro “ROSSO KATMANDU'” di Enzo Gaiotto con Roberto Funai, critico letterario, e Simona Comparini che leggerà alcuni brani.
Nella Rocca Ariostesca per le due giornate di sabato e domenica è presente il Bookshop HF Distribuzione con un’ampia selezione di libri fotografici, riviste e manuali da scoprire, sfogliare e acquistare.

MOSTRE
Rocca Ariostesca II p., Piazzetta Ariosto, Castelnuovo di Garfagnana

  • “Stato d’Italia” di Emiliano Mancuso
  • “Love Camping: apologia dello stanziale”, di Paola Fiorinie Beatrice Mancini (PORTFOLIO ITALIA 2011)
  •  “Adriatica” di Pietro Millenotti,
  • “The recycles” di Vincenzo Floramo,
  • “Io randagio” di Silvio Canini,
  • “Uscite d’insicurezza” di Giulia Marchi,
  • “Ashè” di Paolo Ferrera,
  • Gabriele Caproni “Il Duomo di Barga”,
  • Stefania Adami“A dislivello del mare”.

Sala L.Suffredini, Piazzetta Ariosto, Castelnuovo di Garfagnana

  • “Matsuri. Riti e feste del Giappone” di Fosco Maraini

Fondo commerciale Via Farini, 4, Castelnuovo di Garfagnana

  •  “Giovanni Pascoli interpretato dai fotografi del Circolo”

GARFAGNANA FOTOGRAFIA vuole continuare l’esperienza pluriennale della Settimana della Fotografia legandola sempre di più al territorio. Nuovo nome e nuovo logo, che richiama la skyline apuana più nota, visibile da tutta la Garfagnana, con il gruppo delle Panie e l’Uomo morto. Altra novità è l’allargamento del periodo di apertura delle mostre, che arriva fino al 12 Agosto, un periodo in cui la Garfagnana sarà meta turistica e le mostre una iniziativa urbana in aggiunta allo shopping e al trekking. L’edizione di quest’anno si caratterizza per il ricordo di due grandi personaggi, due nomi importanti per la nostra valle: Giovanni Pascoli, di cui ricorrono i 100 anni dalla morte, e Fosco Maraini di cui si ricordano i 100 anni dalla nascita. A Giovanni Pascoli è dedicata la mostra collettiva del Circolo Fotocine Garfagnana, intesa come interpretazione fotografica di alcune sue poesie. Di Fosco Maraini è ospitata la mostra “Matsuri. Riti e feste del Giappone” ed inoltre sarà assegnato al miglior lavoro di reportage un premio a lui intestato nell’ambito del Portfolio dell’Ariosto 2012. (Si ringrazia la signora Mieko Maraini per aver messo a disposizione una stampa originale di Fosco quale prezioso trofeo).
In Rocca, proveniente dalla Settimana della Cultura Italiana tenutasi a Parigi, è in mostra “Stato d’Italia” di Emiliano Mancuso. Tre anni di viaggio attraverso il Paese, quello dei nostri giorni, alla ricerca di storie, cronache e volti della crisi economica e sociale che stiamo vivendo. Renata Ferri, nella presentazione del libro che accompagna la mostra, scrive : “…In questa mostra sono più che mai evidenti i contrasti in cui si consuma il nostro paese. Commuovono le piccole storie, sconcertano i luoghi, i volti e le notizie; l’autore segue un filo invisibile e soggettivo, noi sappiamo che tutto è qui e ora. Le immagini parlano con urgenza e passione, non dobbiamo aggiungere altro ”. Il libro “Stato d’Italia” verrà presentato a Castelnuovo di Garfagnana venerdì 3 agosto alla presenza dell’autore e sarà l’occasione di approfondire la conoscenza e l’esperienza sviluppatasi durante la realizzazione dell’intera opera.
Sono in esposizione anche i cinque lavori premiati al Portfolio dell’Ariosto 2011 e l’opera “Love Camping: apologia dello stanziale” di Paola Fiorini e Beatrice Mancini, ovvero il “Portfolio Italia 2011”. In mostra anche i due autori del Circolo premiati rispettivamente al portfolio dell’Ariosto 2010 e 2011 per la sezione riservata ai soci: Gabriele Caproni e Stefania Adami. La Fibula d’oro, il premio intitolato a Rodolfo Pucci, sarà assegnata quest’anno a Fulvio Merlak, storico presidente Fiaf e co-inventore nel 2003 di “Portfolio Italia”, quella grande kermesse nazionale di lettura portfolio, aperta a tutti i fotografi amatoriali e professionisti, cui anche la nostra manifestazione si onora di fare parte. Fulvio Merlak assieme a Luigi Erba, Roberto Evangelisti, Renata Ferri, Alberto Giuliani ed Emiliano Mancuso sono i lettori del “Portfolio dell’Ariosto – Premio Sony – Premio Fosco Maraini”, sesta tappa di “Portfolio Italia 2012”, in programma Sabato 4 e Domenica 5 Agosto.
“Garfagnana Fotografia 2012” darà spazio anche ad uno dei più importanti circoli fotografici italiani, il mitico 3C di Cascina, storica espressione associazionistica della preziosa cultura fotoamatoriale italiana.Un ringraziamento, infine, a chi ci ha dato la possibilità di realizzare tutto questo: Comune di Castelnuovo di Garfagnana, Unione dei Comuni della Garfagnana, Provincia di Lucca, le Fondazioni Cassa di Risparmio di Lucca e Banca del Monte di Lucca, gli enti che hanno collaborato, gli sponsor privati che pur in questo difficile momento hanno ritenuto di sostenere l’iniziativa. Un ringraziamento particolare alla Sony, che lega il proprio marchio alla nostra manifestazione mettendo in palio il premio da assegnare al vincitore del portfolio. L’ultimo ringraziamento va a tutti coloro che lavorano generosamente per la realizzazione dell’intera manifestazione, a tutti i soci del Circolo che, insieme a me, si fanno carico di un impegno straordinario, talvolta apparentemente insostenibile, ma che dedicano questo sforzo al benessere della nostra gente, all’importazione della cultura e dell’arte e all’esportazione fertile di un pizzico di apprezzata “Garfagninità”.  Pietro Guidugli Presidente Circolo Fotocine Garfagnana

Il premio Rodolfo Pucci:

Premio Rodolfo Pucci – Fibula d’oro 2012 Sabato 4 Agosto alle ore 21,30 – Sala “L.Suffredini”
Consegna del premio Rodolfo Pucci “la fibula d’oro” a Fulvio Merlak

Incontro dibattito su “Fotografia: percezione e ambiguità”

Il Circolo Fotocine Garfagnana ha istituito nel 1999 il premio Rodolfo Pucci ”La fibula d’oro”, per riproporre negli anni i valori umani di Rodolfo Pucci, fondatore del Circolo e suo Presidente. “Nel corso del suo mandato come Presidente della FIAF ha saputo promuovere la crescita e il rinnovamento del mondo fotoamatoriale con impegno, competenza, generosità, passione,
con inimitabile disponibilità e opportuna intraprendenza, fino ad inventare e reinventare le letture di portfolio nelle piazze italiane che, sotto il comun denominatore di “Portfolio Italia” si sono riunite in un’unica, grande kermesse per la promozione e la condivisione della cultura fotografica nazionale. Così sono cresciuti grandi festival già esistenti, così sono nate importanti manifestazioni di provincia come la nostra. Così sono sorti nuovi talenti, ormai professionisti nazionali ed internazionali, così si sono avvicinati tanti fotoamatori che attraverso la fotografia hanno ricercato un momento di confronto o semplicemente un contatto sociale o associativo. Ecco che oggi si fa onesta cultura fotografica a nord come a sud della nostra penisola, là
dove la Sua vigile, puntuale, incoraggiante presenza ha costituito stimolo e guida per i Circoli che hanno avuto l’opportunità e l’onore di fare parte di questo grande progetto.
Sono questi i motivi della assegnazione del 14° Premio “Rodolfo Pucci – La Fibula d’oro” edizione 2012 a Fulvio Merlak.”

Fulvio Merlak (Trieste, 1948). Si occupa di Fotografia fin dall’età giovanile. Presidente del Circolo Fotografico Fincantieri-Wärtsilä di Trieste, negli anni Ottanta e Novanta è stato dapprima Delegato Provinciale e poi Delegato Regionale della FIAF. Fin dal 1991 svolge l’attività di operatore culturale nell’ambito della comunicazione visiva. Ha coordinato la realizzazione di importanti rassegne, promuovendo nel contempo numerosi seminari e corsi avanzati di lettura dell’immagine ed ha contribuito alla pubblicazione di alcuni prestigiosi volumi fotografici. Dopo essere stato Consigliere e Vicepresidente, dal 2002 al 2011 è stato Presidente della Federazione Italiana Associazioni Fotografiche. Componente del Comitato Scientifico del CRAF di Spilimbergo, è Direttore del Centro Italiano della Fotografia d’autore di Bibbiena.

Le mostre:

Stato d’Italia di Emiliano Mancuso di Emiliano Mancuso
Stato d’Italia è un viaggio lungo tre anni attraverso il Paese, quello dei nostri giorni, alla ricerca di storie, cronache e volti della crisi economica e sociale che stiamo vivendo: dagli sbarchi di Lampedusa alla vita nei palazzi della politica romana, passando per Rosarno e la rivolta dei braccianti africani, fino ai ragazzi di Taranto che vogliono rimanere lontani dai fumi delle acciaierie Ilva. Le fotografie di Emiliano Mancuso ripercorrono alcuni dei più importanti fatti di cronaca della recente storia italiana.
« C’è un tempo perfetto per la fotografia documentaria, è quello del cambiamento: tensioni, stati di crisi, guerre, rivolte, migrazioni, diaspore, emergenze ambientali e umanitarie. Per i fotografi il mondo è sempre a portata di mano, non ci sono confini e ostacoli al desiderio di andare a vedere; solo la censura e la violenza, figlie dei regimi totalitari creati dagli uomini, possono impedire loro il movimento della curiosità. A volte però non è necessario andare lontano, Emiliano Mancuso si è fermato qui, nel suo Paese, per guardare e cercare di capire. E la fotografia può aiutare, lui ne è consapevole. Strumento narrativo efficace, sa come farlo: immediata, personale, coinvolta e partecipe. Pone domande, induce al dubbio. Registra i cambiamenti. Punta al cuore, lo sappiamo. Il bianco e nero, della più alta tradizione documentaria, rafforza la visione delle difficoltà di questo tempo. Il fotografo filtra e sceglie, così come fanno gli autori dei testi. Il risultato è un lavoro corale, svolto come un compito necessario, guardando la realtà e scegliendone dei frammenti e selezionando storie.
Un viaggio lungo tre anni attraverso l’Italia. Paesaggi struggenti e violati aprono alla visione del territorio, alternano storie di uomini e di donne e della loro vulnerabilità. Queste immagini scorrono con un movimento circolare nel tempo presente, dense di citazioni e di riferimenti alla fotografia neorealista italiana.
C’è davvero un Paese che va a due velocità: un’Italia antica con facce di ieri e problemi irrisolti e una che guarda altrove e cerca di assomigliare a chi non è. Le storie dei senzacasa, dei disoccupati, degli immigrati sono frutto di quell’ “occhio testimone” che la fotografia sa conservare così bene e che così romanticamente ci congiunge con la storia passata, recente o remota che sia: di questa, ora più che mai, abbiamo bisogno. “Questo libro è un tentativo di comprendere chi siamo stati, ma soprattutto chi saremo. Perché siamo in trasformazione: ricominciamo a dire o a urlare ciò che non ci va più bene, sovvertendo previsioni e ordini. In questa mostra sono più che mai evidenti i contrasti in cui si consuma il nostro paese. Commuovono le piccole storie, sconcertano i luoghi, i volti e le notizie; l’autore segue un filo invisibile e soggettivo, noi sappiamo che tutto è qui e ora. Le immagini parlano con urgenza e passione, non dobbiamo aggiungere altro ”. Renata Ferri

Stato d’Italia è anche un libro edito da Postcart, con la prefazione di Lucia Annunziata, a cura di Renata Ferri e testi di Laura Eduati, Andrea Milluzzi,

Angela Mauro e Davide Varì.

Emiliano Mancuso Sono nato a Roma nel 1971, dove ancora vivo. Ho iniziato tardi a pensare alla fotografia come mezzo espressivo per documentare la storia e rappresentare la realtà. Inizialmente, ero interessato all’immagine solo come problema filosofico, sino a laurearmi in Filosofia nel 1997 per poi specializzarmi in Estetica.
Lasciati gli studi postuniversitari, all’età di 28 anni ho iniziato a lavorare nel fotogiornalismo. Attualmente collaboro con le più importanti testate nazionali ed internazionali. Dal 2009 sono membro dell’Agenzia Contrasto (www.contrasto.it)

Matsuri. Riti e feste del Giappone di Fosco Maraini
Fosco Maraini, antropologo e fotografo di fama internazionale, purtroppo scomparso nel 2004, compie il primo viaggio in Giappone nel 1939. La mostra, promossa dal Gabinetto Vieusseux di Firenze, presenta una selezione di immagini fotografiche a colori da lui realizzate nel corso di alcuni dei suoi frequenti soggiorni giapponesi tra il 1954 e il 1990 e relative ai molti festival religiosi che si svolgono nel paese del Sol Levante. Maraini documenta e studia questi riti con un occhio da antropologo ma, da raffinato fotografo, riesce a cogliere la profonda bellezza dell’attimo e dell’azione: è il percorso umano, professionale ed artistico di Maraini a rappresentare una via maestra d’incontro con il Giappone.
“Il rito-festa per eccellenza è il matsuri, evento collegato con i culti Shinto, nel quale gli dèi (i Kami) vengono invitati a discendere dalle loro celesti dimore, per partecipare ad un banchetto offertorio cogli uomini. A questo nucleo squisitamente religioso si collegano festeggiamenti vari (processioni, danze, canti, rappresentazioni teatrali, tenzoni varie) a mezzo di cui si rallegrano ed onorano gli ospiti celesti. Il principio informatore di tutto è questo: che quanto piace agli esseri umani piace anche a quelli divini. Un matsuri è dunque un avvenimento non solo festivo, ma festoso, che può avere aspetti di vero baccanale”. Fosco Maraini

Fosco Maraini Nacque il 15 novembre 1912 dallo scultore Antonio Maraini, di antica famiglia ticinese, e dalla scrittrice Yoï Crosse, di padre inglese e madre ungherese di origine polacca. Bilingue italo-inglese fin dalla nascita, crebbe e si formò nell’ambiente intellettualmente vivace proprio del suo nucleo familiare e della Firenze degli anni 1920 – 1930. Nel 1934, spinto dalla sua immensa curiosità nei confronti dell’Oriente, si imbarcò sulla nave Amerigo Vespucci come insegnante di inglese, visitando l’Africa del Nord e l’Anatolia. Nel 1935 sposò la pittrice siciliana Topazia Alliata, da cui ebbe le tre figlie Dacia, Yuki e Toni. Maraini si laureò in Scienze Naturali e Antropologiche all’Università degli Studi di Firenze. Nel 1937 raggiunse l’orientalista Giuseppe Tucci, in una spedizione in Tibet, alla quale ne sarebbe seguita un’altra undici anni più tardi, nel 1948. Da tale esperienza scaturì la grande passione che lo portò a dedicarsi allo studio delle culture e dell’etnologia orientale e a scrivere Segreto Tibet.
Prima della seconda guerra mondiale, Maraini si trasferì in Giappone, dapprima a Sapporo, e poi nel Kansai e a Kyoto, come lettore di lingua italiana per la celebre università locale. L’8 settembre 1943 si trovava a Tokyo e rifiutò, assieme alla moglie, di aderire alla Repubblica di Salò. Venne quindi internato in un campo di concentramento a Nagoya con tutta la sua famiglia. Durante la prigionia compì un gesto d’alto significato simbolico per la cultura giapponese: alla presenza dei comandanti del campo di concentramento si tagliò il mignolo della mano sinistra con una scure. Non ottenne la libertà, ma una capretta ed un orticello permisero alla famiglia Maraini di sopravvivere. Finita la guerra tornò in Italia, per poi ripartire verso nuove mete quali il Tibet, Gerusalemme, il Giappone e la Corea.
Conosciuto per i suoi numerosi lavori fotografici in Tibet e in Giappone, Maraini fotografò le catene del Karakorum e dell’Hindu Kush, l’Asia centrale e l’Italia in generale; fu insegnante di lingua e letteratura giapponese all’Università di Firenze e uno dei massimi esperti di cultura delle popolazioni Ainu del Nord del Giappone. Maraini si cimentò anche nella composizione poetica, utilizzando la tecnica da lui definita metasemantica, di cui è un esempio l’opera Gnosi delle fànfole. Come alpinista, svolse la sua attività principalmente nelle Dolomiti, dove compì le sue prime ascensioni con Emilio Comici, Tita Piaz e Sandro del Torso. Partecipò inoltre ad alcune importanti spedizioni del Club Alpino Italiano: quella del 1958 al Gasherbrum IV (7980 m, nel Karakorum, Pakistan), guidata da Riccardo Cassin, e quella del 1959 organizzata dalla sezione di Roma del CAI al Saraghrar Peak (7350 m, nell’Hindu Kush, Pakistan), guidata da Franco Alletto e Paolo Consiglio. Su entrambe le spedizioni scrisse un libro: Gasherbrum 4, Baltoro, Karakorum e Paropamiso.
Dopo aver divorziato da Topazia Alliata, nel 1970 sposò in seconde nozze la giapponese Mieko Namiki, con la quale visse a Firenze, nella villa paterna di Torre di Sopra, presso il Poggio Imperiale. È morto nel giugno del 2004, con la volontà di essere sepolto nel piccolo cimitero di Alpe di S.Antonio nel Comune di Molazzana in Garfagnana dove trascorreva lunghi periodi di tempo. Descrisse la prima parte della propria vita nell’autobiografia romanzata “Case, amori, universi”, pubblicata presso Arnoldo Mondadori Editore nel 1999. Della sua vita e del suo rapporto con la Sicilia ne parla sua figlia Toni Maraini nel libro “da Ricòrboli alla Luna” edito da Poiesis Editrice.

Giovanni Pascoli interpretato dai fotografi del Circolo Fotocine Garfagnana
“Uno scambio d’immagini in tempo irreale” Giovanni Pascoli, per chi non se ne fosse accorto, è stato proprio un grande fotografo. Mettendo a fuoco la vista, l’intelletto e l’anima il 10 luglio del 1908, contemplando il mondo dalla sua dimora di Castelvecchio, ha saputo comporre una minuziosa e sensibile immagine di questa nostra Valle del Serchio. Il fortunato “scatto” s’intitola “Meditazioni di un solitario italiano – un paese donde si emigra”*. Certo parliamo di prosa e non di pellicola, trattiamo di penna e non di fotocamera, ma scorrendo quelle righe, quelle parole, una dopo l’altra, ci appare davanti, con scansioni precise, la fotografia remota di questa terra, di questa “conca tutta verde”, “ digradante da Barga al Serchio”,dove “non c’è un palmo di terra che non sia, dove c’è assai terriccio, solcato dall’aratro o sconvolto dalla vanga, e, dove non ce n’è assai, almeno grattato e raspato dalla zappa”.
Che se fosse una vera fotografia chissà se sarebbe possibile percepire così tanta realtà! Ecco perché a distanza di cento (e pochi) anni un Circolo di fotografi amatoriali, nato e cresciuto in questa terra tanto amata dal Poeta, ha improvvisamente deciso di “sdebitarsi”. Noi del Fotocine Garfagnana che siamo i pronipoti di quell’ “America abbreviata” “piena di poesia” “che io contemplo dall’altana”… Noi che veniamo da quel popolo che “fu conservato per lunghi secoli, sugli aspri monti senza strade e senza commercio e senza soccorsi, dal «pan di legno», come «dal vin di nugoli»; cioè dal frutto del castagno e dall’acqua pura ”…Noi che abbiamo oggi i mezzi, i materiali, la tecnica, la cultura per rappresentare tutto il vero possibile, fin anche all’inverosimile, e che ormai dipendiamo più dalle immagini che dalle origini, proprio noi, dicevamo, abbiamo avvertito il desiderio di trasformare i componimenti del Poeta in vere e proprie emozioni grafiche, ovvero, abbiamo deciso di fotografare i suoi versi, le sue poesie.Rendere omaggio a Giovanni Pascoli, nel centenario della sua scomparsa, significa aver la presunzione di interpretare con le nostre immagini tangibili le sensazioni intime che ci ha trasmesso con le sue opere, in modo da ringraziarlo per averci lasciato inaspettatamente una foto storica della nostra terra, realizzata solo per mezzo di una penna inchiostrata dall’amore, dalla sensibilità, dalla solitudine della meditazione. Forse il Poeta approverà. …“ Lavoro e libertà: non è questo il grande grido dell’America grande? Ebbene, io lo sento anche qui, sopra tutto qui, tale grido, nei rari e lontani strilli dei ragazzi nei più rari canti delle donne sole: nel silenzio stesso degli uomini, che sono qua e là per il mondo, io lo sento. Sono le due necessità, materiale e spirituale, dell’uomo, che, separate, lo rendono schiavo e tiranno, e, unite, gli fanno la sola felicità pensabile nel mondo, vecchio o nuovo che il mondo sia ”.
Stefania Adami – Circolo Fotocine Garfagnana

Gli autori che hanno preso parte al progetto sono: Stefania Adami, Gabriele Caproni, Silvia Cavani, Alessandra Giannasi, Pietro Guidugli, Simone Letari, Simona Lunatici, Maria Magagnini. Progetto grafico di Valeria Coli. Le immagini sono state realizzate prevalentemente a Casa Pascoli di Castelvecchio e nel territorio della Media Valle del Serchio e della Garfagnana.

Love Camping: apologia dello stanziale di Paola Fiorini e Beatrice Mancini  Vincitore del PORTFOLIO ITALIA 2011
La felicità è andare in ferie per 10, 20, 40 anni con la roulotte posta nella stessa piazzola, del medesimo camping al lago, con gli stessi amici che magari sono anche i vicini di casa. La felicità è celebrare i riti della famiglia, insieme ad altre famiglie amiche da lungo tempo. È vedere, anno dopo anno, diventare adulti dei ragazzi che si sono visti bambini ed invecchiare coppie conosciute appena sposate o trovare un posto letto per consolare l’anziano genitore rimasto vedovo. La felicità è ornare la propria piazzola di fiori e oggetti da mondo delle favole, usare da anziani la bici “Graziella” compagna di altre stagioni della vita. È l’abbondanza a tavola e il saziarsi senza preoccuparsi d’ingrassare; è andare con le sdraio nell’acqua fresca del lago pensando che a casa in pianura si soffre il caldo torrido. Sono famiglie del nord Italia di operai e impiegati, di artigiani e piccoli imprenditori che sono stati operai. Sono i laboriosi rappresentanti del ceto medio che amano la semplicità e la concretezza, i loro nonni furono contadini, le loro famiglie sono l’ultima evoluzione dell’archetipo della millenaria famiglia della Civiltà Contadina Padana. Ma con l’ultimo dittico, che mostra la messa in vendita della roulotte da parte di una giovane famiglia di oggi, Paola Fiorini e Beatrice Mancini danno forma compiuta all’idea centrale della loro opera: “l’ideale del camping stanziale della famiglia dell’Italia del benessere non è più condivisibile da chi vive oggi nell’epoca della precarietà”. La contemporanea presenza nel camping delle due mentalità diventa segno del sofferto attraversamento dal ‘900 al nuovo millennio. A differenza delle ricerche fotografiche di critica sociale sulla “middle class” americana, in quest’opera, dai colori desaturati, la capacità delle autrici di rapportarsi empaticamente col soggetto e di vederne i segni pregnanti, ben rappresenta anche il loro sentimento di discendenza antropologica da questo modello sociale ormai in fase crepuscolare. Silvano Bicocchi

Paola FioriniVeronese di nascita, autodidatta, la sua formazione passa attraverso corsi di tecnica mai terminati, scambi di idee e visioni, workshop (2008 Elizabeth Opalenik; 2009 con Stefano de Luigi; 2010 Workshop con Alex Majoli/Magnum; 2011 con Pietro Masturzo). Predilige l’uso di fotocamere a pellicola, materia dove si sviluppa gran parte della sua ricerca e sperimentazione stilistica. Nel 2009 ottiene il primo premio al “Portfolio in Rocca” di San Felice sul Panaro e nello stesso anno si classifica prima assoluta al “Portfolio Italia – Gran Premio Epson – Kiwanis”. Espone al Centro Italiano della fotografia d’autore a Bibbiena, Savignano immagini SIFEST, Fotoleggendo (Roma), Mart (Rovereto Immagini), Corigliano Calabro, Castelnuovo di Garfagnana, Galleria NINAPI’ Ravenna, Casa Museo Fraboni San Pietro in Casale (BO) , presso la galleria Belvedere (MI) collettiva “Foto d’Autrice” a cura di Cesare Colombo e la collaborazione di Giovanna Calvenzi. Nel 2011 espone al Photo Vernissage, Manege Museum di San Pietroburgo.

Insieme con Beatrice Mancini si classifica al 2° posto al Premio Internazionale Rovereto Immagini. Sue immagini sono state pubblicare su Il Fotografo, Gente di Fotografia, Seedmagazine, Fotoit. Dal 2011 è co-fondatrice del collettivo synap(see).

Beatrice ManciniÈ nata ad Este. Nel 2000 si laurea in Lettere Classiche con una specializzazione in Archeologia Medievale presso l’Università degli Studi di Padova. Nello stesso anno partecipa ad un corso di fotografia e inizia a lavorare come assistente presso uno studio fotografico. Nel 2003 completa il Master in Comunicazione presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Nel 2007 si trasferisce a Milano e partecipa con una borsa di Studio al Master in Photography and Visual Design presso il Centro Forma. A fine 2007 completa il Master con uno stage presso l’agenzia Prospekt di Milano. A fine 2008 fonda con Marta Posani l’agenzia Posse Photo. Vive praticamente in treno tra Padova e Milano e fotografa ovunque.

Adriatica di Pietro Millenotti 1° Classificato Portfolio dell’Ariosto 2011
L’Adriatica è la statale 16 che collega Padova con Otranto, due estremi geografici di uno stesso stato. È la strada più lunga d’Italia: i suoi oltre 1000 km attraversano sei regioni.

Cartelloni pubblicitari e centri commerciali, discoteche e sexy shop lasciano spazio a spiagge ed ombrelloni perché è il mare Adriatico, da Ravenna ad Otranto a diventare protagonista. Adriatica è un pellegrinaggio contemporaneo svolto per tappe, le cui indicazioni visive orientano verso il mare, che sembra farsi attendere, nascosto sotto un telo invernale, dietro la soglia dei sogni estivi, nel retro di una veloce evasione, nell’insolita promessa di un tramonto sull’acqua, guardando ad est.  (Il progetto è stato interamente realizzato su pellicola di medio formato.)
Pietro Millenotti Nato nel 1973. Vive e lavora in provincia di Reggio Emilia. Nel 2000 ha frequentato il Corso biennale di Regia presso l’Accademia Nazionale Arti Cinematografiche di Bologna. Si dedica alla Fotografia dal 2003 privilegiando progetti di ricerca legati al paesaggio. Lavora esclusivamente a colori, in analogico con macchine manuali di piccolo e medio formato. http://www.pietromillenotti.com/

THE RECYCLERS di Vincenzo Floramo 2° Classificato Portfolio dell’Ariosto 2011
Rifugiati birmani vivono presso la discarica. Lungo la frontiera birmano-tailandese la cittadina di Mae Sot è diventata negli anni un rifugio per molte famiglie di immigrati birmani. Migliaia di cittadini del Myanmar (ex Birmania) attraversano la frontiera per fuggire da uno dei più crudeli ed ingiusti regimi ancora esistenti.
Molti scappano per motivi economici, o per sfuggire alle estreme condizioni di povertà e di lavoro forzato imposto dal dall’esercito birmano.
Altri ancora sono profughi del conflitto armato fra le minoranze etniche ed il governo centrale.
Secondo le statistiche ci sono almeno due milioni di cittadini birmani che lavorano in Tailandia, tre quarti dei quali illegalmente.
Il problema della clandestinità, aggiunto alla mancanza di rapporti con i gruppi sociali locali, costringe molte persone a vivere in una grande discarica appena fuori Mae Sot. Raccogliendo materiali recuperabili queste persone riescono a guadagnare fino a 100 bath (2,5 euro) al giorno.
Attualmente circa cinquanta famiglie vivono in capanne di bambù costruite a ridosso della discarica. Prima di arrivare alla discarica i rifiuti hanno già passato una doppia cernita e questo rende ancor più difficile per questa gente guadagnarsi da vivere. Nonostante le condizioni di vita disumane i rifugiati aumentano: il riciclaggio dei rifiuti offre loro l’opportunità di guadagnare un salario più alto di quanto potrebbero ricevere in Birmania.

Vincenzo Floramo Nato a Trieste nel 1968, termina gli studi all’ Istituto Tecnico Industriale “A. Volta”; pochi anni dopo si trasferisce a Londra e da il via ad un ventennio di vita nomade fra l’ Asia, le Americhe e l’Europa che ancora oggi continua. Nei suoi viaggi itineranti si è impegnato ad esplorare e conoscere diverse culture e a fotografare le differenti espressioni delle esperienze umane vissute. Negli ultimi anni ha vissuto fra l’India e la Tailandia dove ha partecipato a vari progetti. In Tailandia ha vissuto per lungo tempo con i rifugiati birmani conoscendo e fotografando la loro realtà. Su questo tema ha collaborato con la rivista di Amnesty International in Danimarcaed ha partecipato a mostre a Barcellona, Madrid e Hong Kong. In India è stato a stretto contatto con le tradizioni, le celebrazioni, le istituzioni e la vita nelle strade di Varanasi. Ultimanente ha sviluppato progetti fotografici con varie Ong in India, Afghanistan e Tailandia. Con i suoi progetti ha collaborato con Amnesty Internationl magazine, Rearview magazine on line, Witness journal and Life force magazine. Attualmente vive fra la Spagna, la Danimarca ed il Sud Est Asiatico.

IO RANDAGIO di Silvio Canini 3° Classificato Portfolio dell’Ariosto 2011
Il progetto “Io randagio” è una testimonianza d’amore. Ogni scatto riguarda un cane che è stato adottato e ospitato da Valeria e Stefano a casa loro.
Cani raccolti per strada, abbandonati al loro destino, vaganti nell’ombra creata da chi non vuole vederli. Ciascuno è comunemente considerato alla stregua di un ricercato e prima o poi incontra la segregazione del canile. Ecco perché, ironicamente, l’immagine assume la forma di una foto segnaletica.
Ognuno viene collocato di fronte alla griglia che ne indica l’altezza ed è ritratto di fronte e di lato, portando al collo la targa contenente tutte le informazioni che lo riguardano: l’impronta, il nome e il codice a barre. Una ricerca che racconta la tenerezza per questi amici a quattro zampe e fa riflettere su un atto di inciviltà che va denunciato, affinché il fenomeno dell’abbandono irresponsabile degli animali venga sostituito con una nuova cultura del rispetto. Una nuova identità, una nuova vita.

Silvio Caniniè un artista poliedrico. Esplora con grande facilità e freschezza un’ampia gamma di soggetti. Attento osservatore, riesce a trasformare un reportage in qualcosa che supera il tipico approccio di questo mezzo espressivo. Parafrasando le parole di Roberta Valtorta, Silvio realizza una “smitizzazione” del momento decisivo, permeando le sue immagini di concetti e sentimenti che conducono l’osservatore in una visione personale e non oggettiva di

quanto viene catturato dall’obiettivo. Ma Canini non è solo questo. Egli sviluppa nei suoi progetti una sensibilità artistica che sconfina molto spesso nella poesia, come nella serie “Costellazioni”. È un artista in grado di contaminare

i suoi lavori con linguaggi stilistici differenti che, come per incanto, si trasformano in opere suggestive e sempre coerenti. Nel 1998 pubblica “We are Open” a cura di AiepEditore. Il libro viene premiato lo stesso anno alla Biennale della Fiaf “premio Città di Prato”. L’anno seguente si riconferma miglior libro all’edizione annuale di “Photo Padova”.

Nel 2000 pubblica “Periferie Cangianti” una ricerca sul territorio di Bellaria Igea Marina, in collaborazione con amici fotografi locali. Venditori d’ombra pubblicato nel 2002 racconta in modo originale, la spiaggia della provincia di Rimini.

Mare del silenzio, un lavoro del 2005, è un’opera in cui scenari onirici condividono la scena con forme astratte, di grande senso estetico e mai scontate. Vincitore di diversi premi, questo progetto è stato pubblicato nel febbraio del 2006 nell’allegato “ventiquattro” del quotidiano Il Sole 24 ore

Le sue opere sono state esposte in Italia e all’Estero con grande favore di critica e di pubblico e numerosi sono i premi che Silvio Canini può vantare nel suo curriculum. Solo per citare i più significativi, si ricorda la menzione d’onore alla 24th biennale Photos Monochrome in Cina, e il XX premio Internazionale Guglielmo Marconi per l’arte elettronica, in compagnia di Emilio Vedova per la pittura e Arnaldo Pomodoro per la scultura.

La sua arte non si limita all’oggetto statico fornito dalla ripresa fotografica, ma esplora con efficacia il video, ottenendo anche in questo contesto alcuni importanti riconoscimenti al Bellaria Film Festival. Degno di nota, in queste necessariamente limitate informazioni, il suo video Hypno-bici. www.silviocanini.it

USCITE D’INSICUREZZA di Giulia Marchi 3° Classificato Portfolio dell’Ariosto 2011
Il lavoro è un’alfa e un omega: la prima battuta e l’ultima battuta non sono figure anagraficamente e fisiologicamente scritte, ma delle essenze generate da una materia grigia, non dall’ombra e dalla luce. Le altre sembrano giocare e lottare contro il loro destino della non decifrabilità fotografica.  Come dice Cesare Padovani…escono a stento da un elemento ignoto e sembrano uscire dalla fotografia stessa, tanto che queste immagini mi portano a quel passo con cui Parmenide di Elea iniziava il suo “Poema della Natura” e  sentendomi trasportato da Cavalle che mi conducono secondo
il mio Desiderio…ogni volta che le Figlie del Sole si affrettano a guidarmi alla Luce, e lasciando le dimore della Notte mi allontanano con le mani i veli dal capo
Le altre immagini (centrali) sembrano una ricerca velata di un’identità, ma è tutto invano; è sempre la totalità che avvolge, al di là dei cenni e segni fisiognomici. L’omogeneità è l’epidermide di questo lavoro, il pensiero come giustificazione segnica. Se, come diceva Paul Valéry, la pelle è la sua profondità, il lavoro di Giulia Marchi ne interpreta l’essenza come quella di un’espressione a toni alti che è parte dello sguardo della fotografia italiana. La materia digitale con il suo supporto ci introduce ad una dimensione di sogno e memoria sulla fisicità dei corpi, sulle loro storie. Uomo e donna sono, come detto, più vicini ad un’essenza, ad un pensiero classico e ci introducono paradossalmente e di riflesso ad una rappresentazione della mitologia quotidiana. E’ come se l’autrice avesse trovato sotto la sabbia di un deserto impalpabile le sindoni fisiche e materiali di un’archeologia della mente e del pensiero. Luigi Erba

Giulia Marchinasce a Rimini nel 1976. Attratta dagli studi classici frequenta la Facoltà di Lettere e Filosofia con   indirizzo classico all’Università degli studi di Bologna. La sua innata passione per le arti figurative, ed in particolare per l’arte contemporanea, la accompagna in una sorta di percorso di crescita culturale parallelo che la dirige con fermezza al mondo della fotografia. Nel 2006 si avvicina all’utilizzo del foro stenopeico ritrovando pienamente se stessa nelle prerogative che caratterizzano questo semplice artificio, accumunandolo a qualcosa di magico. Costruisce da sola le proprie macchine fotografiche rubando l’anima a scatole di carta o a piccole cassettine in legno. Per i suoi scatti utilizza materiali analogici in bianco e nero e pellicole polaroid. L’imprevedibilità del risultato, la purezza dell’imprecisione, lo sguardo nudo e diretto, appartenenti a questa fotografia le restituiscono una visione della realtà intima ed irreale. Nel 2008 partecipa al “Premio Arte 2008” e viene selezionata per la pubblicazione del catalogo “Nuova Arte” edito da Giorgio Mondadori. Nel 2010 un estratto del suo portfolio “In ascolto dell’essere” viene pubblicato sulla rivista “Gente di Fotografia” e un’immagine dalla serie “Evanescenza di sguardi” sul “Catalogo dell’Arte Moderna” n.46 (Giorgio Mondadori editore). Nel 2011 partecipa alla prima edizione di MIA (Milan Image Art Fair). Una selezione di immagini da suo portfolio “Domum” viene esposto al Padiglione Italia, regione Marche (Urbino, Orto dell’Abbondanza) della 54ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Nel gennaio 2012 una sua personale “Sub caelum nubilum” viene allestita alla “Photographica Fine art Gallery” di Lugano.

Sue fotografie sono conservate presso il MUSINF di Senigallia, la Civica Galleria D’Arte Moderna Giuseppe Sciortino di Monreale ed in importanti collezioni pubbliche e private. Ha partecipato a numerose mostre in Italia e all’estero, sia a carattere collettivo che personale ottenendo consensi di pubblico e critica.

ASHE’ di Paolo Ferrera 3° Classificato Portfolio dell’Ariosto 2011
Qualcuno ha detto che non è possibile conoscere il cubano e Cuba senza conoscere il negro. Lo stesso Fidel Castro ha detto che Cuba, più che un paese latino-americano, è un paese afro-ispanico. Se si vuole veramente conoscere Cuba è importante riconoscere e conoscere le radici africane dell’identità culturale cubana. Conoscere il negro implica necessariamente conoscere la religiosità africana, in quanto le religioni africane non sono limitate ai momenti rituali, ma pervadono tutti gli ambiti della vita: dal comportamento alla cucina, dalle scelte di vita alla musica, alla pittura.
Lo scopo di questo lavoro di due anni, con sette mesi passati “sul campo”, è quello di indagare e mostrare “ l’altra Cuba” mediante uno spaccato dei vissuti più intimi delle religioni africane, religioni che, a Cuba più che altrove, si sono preservate e mantenute relativamente indenni da contaminazioni. Paolo Ferrera

Paolo Ferreramedico di professione, vive e lavora a Perugia. Da sempre appassionato per la fotografia, si dedica prevalentemente al reportage sociale e antropologico. Negli ultimi due anni ha lavorato ad un progetto sulle religioni africane a Cuba, da cui è nata la mostra e il libro fotografico “Ashè” in collaborazione con la Prof.ssa Alessandra Ciattini antropologa presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ha esposto in Italia e all’estero.

IL DUOMO DI BARGA di Gabriele Caproni  Opera Premiata Sezione Soci CFG – Portfolio dell’Ariosto 2010
Arroccato su uno sperone di roccia a guardia della valle, le sue pietre raccontano degli uomini che le hanno lavorate, la fede che le ha percorse e usurate, dell’eredità artistica che i costruttori ci hanno lasciato. Chiuso nel silenzio e nell’ombra, mentre scattavo le foto, il tempo trascorreva non sentito.
Ogni angolo è stata una scoperta e un’emozione. Il marmo prende vita e ci racconta di storie antiche. Gabriele CaproniGabriele Caproni inizia a fotografare giovanissimo occupandosi principalmente di reportage e paesaggio. Nel 1988 entra a far parte del Circolo Fotocine Garfagnana, di cui dal 1992 ricopre la carica di vice-presidente e dal 2007 è membro del Gruppo Fotografico Leica. Nel 2009 fonda l’Associazione Italiana Fotografia Sociale, (A.I.S.F.) di cui è Presidente. E’ docente di corsi di fotografia. Nel 2011 riceve l’onoreficienza AFI da parte della FIAF. Dal 1996 ad oggi ha prodotto oltre 17 mostre fotografiche personali, esposte in Italia e all’estero, e partecipato a numerose mostre collettive. In ambito editoriale ha pubblicato i libri: “Il Violino” (2003), “I giorni di Barga” (2007), “Accanto a te” (2011). E’ coautore di diversi volumi tra cui “Garfagnana Ombre e Luci”, “I luoghi dell’anima”, “Il volto delle donne in Garfagnana”. Dal 2001 collabora ai “Numeri Unici” della Contrada della Selva di Siena. Le sue foto sono state pubblicate su riviste di settore quali Leica Magazine, FOTOgraphia,Tutti Fotografi, Zoom, Fotoit. Nel 2011 e’ ideatore e curatore, con Giovanna Calvenzi e Renata Ferri, della mostra “VIETATO! I limiti che cambiano la fotografia”. www.caproni.itA DISLIVELLO DEL MARE di Stefania Adami Opera Premiata Sezione Soci CFG – Portfolio dell’Ariosto 2011
« ”A dislivello del mare” di Stefania Adami mette a confronto con grande delicatezza due modi diversi di vivere le spiaggie italiane: per lavorarci o per svagarsi. Nelle sue immagini i due livelli convivono senza enfasi e il suo linguaggio, dalla composizione accurata e mai intrusiva, sottolinea con efficacia un dualismo che si scioglie solo alla fine della narrazione.» (Giovanna Calvenzi, Portfolio dell’Ariosto 2011)
«…Come non rimanere affascinati dalla capacità di proporci e parlarci, senza retorica, ma con attenzione, garbo e poetica personale, di una situazione di oggi, di quella che è una dicotomia della nostra società, di quel “dislivello” che esiste pur tra chi vive nello stesso spazio, gomito a gomito, giorno dopo giorno.» «… quasi due mondi che proseguono affiancati ma che oggi, in modo sempre più eclatante, ci parlano di situazioni gioiose e spensierate da un parte e di fatica e peso dall’altra senza uno scambio delle parti. La Adami considera, soppesa, sceglie le situazioni, cattura gli attimi e cerca attraverso le inquadrature e la sua proposta fotografica una possibile soluzione…» (Orietta Bay, Fotoit n. 06 giugno 2012)Stefania Adami  AFI (Artista della Fotografia Italiana) – Segretaria (storica) CFG.PROFILO: risveglio l’istinto fotografico al cospetto di situazioni scelte e non casuali, cogliendo le inquadrature pre-viste (previsualizzate) mentalmente, in una sorta di apnea della razionalità. Immaginare l’immagine, e poi annusarla, scovarla, rincorrerla a volte. I miei complici?: soggetto, racconto, fantasia, tecnica (secondaria), passione.Dal 1996 al 2011 più di 50 i premi conseguiti nei concorsi nazionali ed internazionali patrocinati dalla FIAF – nel 2004 con il lavoro “Sale Nero” primo premio a Fotoconfronti di Bibbiena e 2° posto al premio finale “Portfolio (Italia) 2004”. Altri progetti pluri-premiati: “Havaneggiando” (2000) , “Donne che scorrono in silenzio” (2001), “Senegal fame d’occidente”(2002), “A dislivello del mare” (2011). E inoltre: mostre personali e collettive dal Veneto alla Sicilia, con particolare frequenza nella propria terra: la Garfagnana; pubblicazioni su libri fotografici e recensioni su rivistedi settore quali Fotoit, Fotografare, Photo ecc.; partecipazione a manifestazioni nazionali, convegni, tavole rotonde, giurie, serate a invito.PROGETTI FUTURI: realizzare un lavoro esageratamente “femminile” ma al momento….topsecret!

PORTFOLIO DELL’ARIOSTO