Mostra collettiva “PLURALE,SINGOLARE” , mostra con patrocinio FIAF n. M6/04, di 21 autori, Castelnuovo di Garfagnana, Sala Suffredini dal 21 al 29 Febbraio. Ogni autore partecipante ha a disposizione uno spazio, che può fotograficamente riempire liberamente, per formato delle immagini, temi e numero di foto.

Soci del Circolo partecipanti

Stefania Adami “Prova unica di collezione apparentemente illogica” Grande talento naturale, occhio, felicità di scatto. L’autrice avvalendosi di queste doti “universalmente” riconosciutele, tenta una proposta, invero apprezzabile, quasi una sfida allo spettatore. Contando sul fatto che ogni scatto è frutto di un meccanismo mentale personale e profondo, qui si tenta di proporre un filo logico e mentale attraverso immagini apparentemente distanti. Ma sicuramente vicine al cuore e all’intelligenza dell’autrice. Accettiamo la sfida. E… rimbocchiamoci le maniche.

Valentina Bonaldi”Tramonti “della mente”” Cucendo insieme dei particolari solo apparentemente minimali, l’autrice vuole in maniera sussurrata, costruire un suo universo ben più vasto e intimistico, una maniera non urlata per usare il mezzo fotografico ma, (non ce ne voglia l’autrice, anzi) molto dolce e femminile. Da guardare “dentro”.

Gabriele Caproni”Verso la luce” L’autore, con la sua fotografia rigorosa, puntigliosissima, assiste, quasi paramedicalmente, alla nascita di uno strumento, che a partire da un anonimo pezzo di legno diventerà un delizioso mezzo di produzione di suoni. L’ostinato e intellettualmente ineccepibile uso della “sola” luce ambiente dell’autore, favorisce l’atmosfera evocativa e traduce molto bene la “sua” convinzione della ricerca dell’ordine perfetto. E il violino nasce due volte. Una dalla mano del liutaio e poi grazie a queste immagini che “tolgono ogni dubbio” di realtà. Questo non è Pinocchio.

Maurizio Donati”Un mondo di bici” Un “mondo” di fatica, sudore, fango. Il mondo delle mountain bike è un soggetto meraviglioso per l’autore, che usa le situazioni, normali e/o estreme di questo sport, quasi a rappresentare fatica, soddisfazioni, delusioni come sensazioni più assolute. Totali. L’ambientazione naturale, diretta, favorisce la lettura delle varie inquadrature, senza forzare, ma invece dando una chiave di lettura molto precisa. Una maniera molto piacevole per “evadere”…

Pietro Guidugli “Sagra del Pesce a Camogli” Lo spunto nasce da una notissima sagra, molto frequentata e per questo molto difficile da “visitare”. L’autore invece di indulgere in foto ricordo, magari coloratissime ma banali, scava nel lato fotografico della manifestazione, cercando di provocare non solo curiosità ma, attraverso una piacevole cura dell’inquadratura, “proporre” un suo punto di vista, pacato ma rassicurante. Immagini da considerare “oltre” il reportage.

Anita Lenzi”Vertigini e illusioni” Un viaggio attraverso le forme esteriori, per rappresentare oniricamente una propria aspirazione ad un “viaggio” liberatorio, contro e oltre gli schemi. Un grande uso “giusto” del mezzo, sicuramente segno di un momento positivamente critico dell’autrice che comincia a vedere ben oltre la nebbia del neofita. Da guardare con calma, per rispetto del “soggetto”.

Arnaldo Lunardi”Scene di pesca” Attraverso difficili immagini, spesso in difficili situazioni, l’autore tenta in maniera molto evocativa, forte, di tratteggiare una realtà etnica che malgrado la globalizzazione in cui siamo immersi, riesce ad essere ancora diversa e sorprendente. Classica maniera asintotica di rappresentazione, che non riesce a nascondere significati visibilmente romantici.

Gigi Lusini “Carnevale” Non si caschi nel facile errore di considerare queste immagini la solita serie con “cittini” protagonisti, mielata e ruffiana. Un vecchio detto recita “Se i bimbi parlano, i grandi hanno già parlato”. E il carnevale “moderno” mostra tutte le falle e le contraddizioni della nostra povera società solo esteriore. E allora il “Carnevale” presentato dall’autore contrasta in modo drammatico con la poesia, amara ma in fondo nostalgica. Parole e musica dell’autore. Meglio fischi che superficiale passiva, neutra indifferenza.

Luciano Pieri “Donne del Guyarat” Che fortuna poter viaggiare, se non il titolo, potrebbe essere il sottotitolo, per ammissione dello stesso autore, di questa bella serie di immagini da “terre lontane”. (Si, malgrado oggi il mondo sia molto piccolo, ancora molte cose restano molto lontane). Soprattutto perché per i più attenti c’è la possibilità, al ritorno, di poter riportare in maniera, apparentemente semplice ma non certo in senso riduttivo, le emozioni provate. Ispirato dai luoghi, tanti, che ha visitato, l’autore con la sua maniera di raccontare per particolari più che per insiemi, ci trasmette attraverso colori, acconciature, vestiti, segni, la sua curiosità e il suo amore per l’eterna avventura dei viaggi. E lo fa bene, cercando sempre di non urlare ma di trasmettere invece la vera anima di quei luoghi. Siamo certi che avrà un archivio invidiabile…

Stefano Prontelli”Dove non picchia mai il sole, neanche la Domenica…” Il confine, troppo spesso rasentato, tra documentazione e interprestazione, trova una decisa soluzione in queste immagini, in cui l’autore riesce con grande facilità a traghettarci aldilà dei semplici elementi che le compongono. Con questa chiave bassa come minimo comune, ci troviamo istintivamente e istantaneamente proiettati al nostro interno. Alla presenza delle nostre emozioni più forti, se non delle nostre paure. Un personale uso del B/N, talvolta esaltante, lega queste opere rendendole inconfondibili. Lovecraft le avrebbe adorate.

Alfonso Riso”Ostuni, città bianca” Un tuffo estivo in una realtà inquietante. Sogno, incubo o pace? Le poche presenze umane, sottolineano in questo bosco o mare, bianco di calce e mattoni, quasi esaltano le profondità, gli scorci. Che diventano protagonisti. Volenti o no. E riescono a sedurre, a forzare la mano all’autore immerso in questa luce. La ricerca quindi ancora una volta mette l’autore non di fronte ad un luogo ma di fronte alle sue emozioni provocate dal luogo. Pur belle e precise non esisterebbero senza il “genius loci”. O viceversa.

Vittorio Rocchiccioli”Luci magiche da San Pellegrino” Dovendo fare un ritratto ad una donna che si ama spesso siamo perplessi nel decidere la luce giusta. Per l’autore, noto poeta dell’immagine, innamorato delle sue montagne, la natura si è prestata di buon grado a fornire l’illuminazione più adatta. Insieme, da un luogo familiare, quasi usuale, l’autore e la natura hanno collaborato per riuscire poeticamente a fissare degli spazi, quasi una finestra dell’anima. La natura è sempre amica di chi l’ama e la rispetta. E viceversa. Con rime felici reciproche.

Mario Rontanini”Inverno” Luoghi fantastici, ideali. Familiari per l’autore. Spettacolari per il “forestiero”. Ma proprio perché familiari, l’autore non si lascia coinvolgere dalla frenesia del “bello a tutti i costi”. Ha tempo lui. E riesce così a dedicarsi alla rappresentazione più intimistica del suo rapporto con queste atmosfere, con cui intavola un piacevole ed intimo colloquio. Ascoltiamo in silenzio, cercando di capire.

Mirco Suffredini “Tra le pieghe dell’anima” Per chi ama i grandi spazi silenziosi, la fotografia rappresenta un compagno ideale, fedele. Con cui ricordare, capitalizzare impressioni, sensazioni, emozioni. Se questi due “amici”, l’autore e le sue immagini, riusciranno a trasmettere almeno una parte di questi sentimenti, avranno raggiunto veramente un grosso traguardo. Consigliato ai pigri. Non mentali.

Tommaso Teora “Sull’uscio di casa” Apparentemente un bel servizio ambientale, pacato e sereno. In realtà questa serie di belle, bellissime immagini, quasi senza tempo, nasconde l’irrequietezza dell’autore, che cerca, con questo piacevolissimo espediente degli usci, di esorcizzare la sua paura, super lecita, di perdere queste atmosfere, queste realtà. Ma non per paura del nuovo, si badi bene. Ma solo per cocente, totale commistione morale e culturale, con un mondo semplice e vero, sempre più circondato, assediato da pericolosi segnali di catalogazione, omogeneizzazione. Guardatele bene, queste immagini, vere o virtuali?

Opere esposte selezionate durante il Portfolio dell’Ariosto 2003

Teresa Del Chierico(Lucca)”Carnevale al Caffè Florian” Fotografie. Sogni di carta. La ricetta apparirebbe semplice. Un luogo magico. Maschere. Ingredienti che possono concorrere ad un grande piatto. O banale frittata. Ma queste atmosfere, basse, languide, trasportano subito in un piano diverso. Ci sentiamo “dentro” senza precisi riferimenti epocali. Protagonisti di un tempo sospeso, che forse anche “a causa” del presente diventa ambito, desiderato, accogliente. Ma non si creda che per far questo basti fare clic. Il risultato dobbiamo averlo dentro.

Carla Riani (C.F.Garfagnana – Castelnuovo Garf.)”Indagine su un Io minore” Ci sono immagini che si gustano. Ma sono corte in bocca. Come un vino di poco copo. Ci sono poi altre che ci colgono magari impreparati. Alziamo quindi tutte le difese di cui disponiamo. Estetiche, culturali, morali. Tutto per dimostrare che, no “la fotografia non può essere questa”, si deve capire subito tutto. Il bello è buono! Sbagliamo. Semplicemente. Se invece di indulgere ipocriticamente alle nostre pigrizie mentali avessimo il coraggio di guardaci dentro, di immagini simili ne troveremmo anche troppe. L’autrice le ha scovate e fissate “come” delle immagini. Chapeau, Carla.

Giusy Perniola(Pisa) “Jazz” A volte è geniale riconoscere a colpo d’occhio immagini che vanno a coincidere con qualcosa che abbiamo dentro di noi. La ripresa poi che necessiti di anni di ricerche o della magica ora di una session o un concerto di Jazz è quasi automatica. Addirittura, per merito della sensibilità del “manovratore”, le immagini riescono anche a significare il ritmo, le cadenze, i suoni. E’ il soprannaturale della fotografia e il normale fine delle fotografie. Se arriva, quando arriva, porta in un mondo diverso, ma non certo di carta. E’ strano, c’è chi necessita di una vita, chi di un minuto. Il tempo è sempre amico di chi sa quello che vuole. E vede.

Samuele Bianchi (C.F.Garfagnana – Castelnuovo Garf.)”Un viaggio solitario, intimo” Il viaggio come metafora della vita, inteso non solo in senso concreto e fisico ma anche in senso simbolico di attesa, desiderio, tensione di conoscenza e ricerca dell’ignoto. Volutamente la narrazione fotografica non si sofferma su un luogo preciso né su una meta raggiunta ma esalta il viaggio in sé, una combinazione di tempo e di spazio sempre diversa e mutevole. Il viaggio materiale e quello esistenziale si incrociano fino a sovrapporsi e quello dell’Autore può incontrare per un monto altri viaggi… del resto, le combinazioni e le dinamiche della vita sono infinite.

Paolo Fontani (CineFotoClub Empoli – Empoli)”Ferro e fuoco” Per qualche inguaribile romantico, sottolineare la forza tecnica di queste immagini potrebbe essere riduttivo. Ma invece è difficile staccarsi dalla potente alchimia fotografica che apertamente esprimono. Sembra quasi che il soggetto (soggetti) siano solo una scusa, un pretesto per comunicare quanto le immagini contengono. E molto, molto di più. Un perfetto esempio di foto interpretativa, con la tecnica giusta. Ripetiamo, serve altro?

Italo Adami (C.F.Garfagnana – Castelnuovo Garf.)”Prigionieri” Forse, e a ragione, l’autore era stretto anche nel discutibile ambito dell’area dei fotogrammi delle sue pellicole. Eppure riesce con ammiccamenti quasi sfuggenti, veloci ma non frettolosi, ad “attaccarci” le sue inquietudini. E ci riesce. Grazie ad una acutezza certamente superiore, che provoca una metafora molto simile alla storiella del matto che dietro le sbarre del manicomio chiede ad un passante: Hei, siete in tanti costì dentro?… Carcerati o secondini. Il dilemma, sottolineato, rimane.