Hanno preso parte alla mostra….
Stefania AdamiAFI – “Fil rouge”- Usando la fotografia con “maestria” si possono creare (“ad arte” direbbe il Berenson) percorsi mentali semplicissimi e proprio per questo profondamente personali. L’autrice provoca le nostre difese “gesthaltiche” con un filo rosso che più che lineare e diretto si svolge in una spirale di grande provocazione visuale ed emotiva.
Loredana Bernardi – “Vita in … fiore” – Una donna che si prende cura dei fiori. O fiori con una donna che li cura. Da sempre, salvo un famoso investigatore e pochi altri, donne e fiori sono un binomio naturale, evocativo. Scegliere questa “coppia” come soggetto significa la presenza di una sensibilità fine. Delicata. La fotografia “al femminile”, più volte scomodata, che si mostra con tutti i suoi risvolti interiori.
Gabriele Caproni – “Giochi mentali”- Spesso il fotografo si rifugia nel figurativo, nel formale, per “scappare” da impegni profondi che sono più esercizi di introspezione che di comunicazione. Ma quando decide di fare una specie di “outing” fotografico l’esperienza e la tecnica non servono più. L’istinto si fa arte.
Cristoforo Da Costa- “Buco nero” – Molto si potrebbe dire. A cominciare dal titolo. Che ci parla di energie, infinite. Espresse e potenziali. Alla ricerca sperimentale, facendo della casualità “guidata” un motivo di stile, l’autore ci rivela inconsciamente, quasi, le sue potenzialità creative che tendono quasi ad esplodere oltre i confini fotografici. Per poi implodere, creando un vortice intellettuale che comunque non può che essere “creativo”.
Maurizio Donati- “Fortificazioni”- Facile intravedere nella serie, presentata dall’autore, una specie di autoanalisi, una rappresentazione ammirata della perfezione, forza, inviolabilità. Nella scelta dei soggetti si evidenzia una idealità diretta, palese. Un percorso già tracciato, o comunque intrapreso, consapevole dei pericoli ma tuttavia solido, deciso, proprio il caso di dire “per aspera ad astra”.
Pietro GuidugliBFI – “Rigoletto” – Facile metafora per l’autore. Teatro. Melodramma. Finzione e/o realtà. Il melò come rappresentazione della vita o la vita, la realtà più romanzesca del romanzo? Querelle che si risolve non con una documentazione catalogante, ma con una interpretazione che in sintesi ci parla più dell’autore e del suo modo di vedere che dell’argomento fotografato. Volendo, si potrebbe parlare anche di fotografia come mezzo invece che come fine. Dipenderà anche dai lettori!
Anita Lenzi- “Riflessi…oni”- Visioni fantastiche, figlie illegittime di un quotidiano anonimo/Sguardo ansioso verso spazi senza confini/riflessi di vetrine sospese nei desideri/alla ricerca irreale di libertà espressive/Realtà che si sovrappongono, si raddoppiano/tentativo interiore di scomporre e ricomporre/confondere ed armonizzare/in una giungla fitta di pensieri e sensazioni/Ho raccolto immagini, ho inseguito sogni effimeri/Ho visitato e conosciuto i limiti del mio essere insaziabile.
Giambattista Lucchesi – “Sempre più vicino” – L’uso giusto del mezzo fotografico non è quello di copiare il reale. Quasi un catalogo distaccato. E’ quello di tradurre in immagini una diversa maniera di guardare il mondo. Una visione personale, che “si serve” dei soggetti per di-mostrare una personale angolatura, intellettuale direi, di confrontarsi con la realtà. L’autore, magistrale e preciso, come sempre, riesce in questa operazione a non essere solo tecnico, freddo, è questa sua sinergia con i soggetti, e il rispetto di questi, che lo gratifica di una marcia in più. La qualità non si avverte. Si vede. L’arte è come il vino. Quando è buono, è buono.
Simona Lunatici- “Circolo vitale”- Indubbiamente, comunque questa sequenza venga impaginata, non si riesce ad evitare un messaggio positivo, una buona vibrazione. Infatti nemmeno l’appassimenti (la morte) in natura riesce ad essere drammatico. La fioritura (la vita) deve naturalmente avere il suo ciclo. Ma il messaggio di speranza, specie in una cultura troppo attaccata in maniera “accanita” alla vita, è chiaro e forte. E’ la natura, la vera maestra. Tutto il resto è …. Pubblicità!
Gigi Lusini- “Tempus fugit” – Per esorcizzare la sua poca simpatia per il mondo digitale, l’autore adopera la post-produzione per rappresentare metaforicamente il passaggio del tempo. Usa come soggetto una installazione territoriale nelle “sue” crete senesi. Rivisitazione di un osservatorio preistorico denominato “site transitoire”. Il linguaggio sfrutta una nota figura retorica, usatissima in fotografia. Ma, il medium è il messaggio?
Matilde Pellegrineschi – “Letture”- E’ forse l’immagine simbolo dei nostri giorni. Messaggi incrociati, contrastanti, che invece di unire, avvicinare, aumentano le distanze fra gli “umani”. E anche lo spettatore, dinanzi a questa immagine si trova a leggere un qualcosa senza possibilità di avvicinarsi. Di interagire. Un messaggio tristemente televisivo, angosciante, ma redatto in maniera acuta. Quindi intelligente.
Silvia Pieroni – “La pace ri-trovata”- La vecchiaia, se usciamo dagli schemi consumistici del bello, “in forma”, patinato, appare, come in questa bella immagine come una fase ideale. Non la sola. Poi una lettura meno superficiale ci lascia uno spiraglio fantastico. La luce è dietro (passata?) ma sempre viva riesce ad illuminare anche le ombre a cui non si può sfuggire. Ma l’albero in fiore, simbolo dell’eterna rinascita, ci parla di vita. Un contenitore, più che un contrasto.
Stefano Prontelli- “Silenzi”- Neve… Notte…. Silenzio/Solo il rumore dei passi che affondano nella neve./Nell’animo…./Silenzio…. Neve…. Atmosfera./Una ricerca interiore di pace?
Sauro Rigali- “Il tiro della forma”- Un reportage vero, vintage, che ancora una volta onora la tipologia elettiva del circolo. Una analisi attenta, non superficiale ma nemmeno ridondante di un piccolo evento, ormai classico, molto documentato ma poco interpretato da generazioni di fotografi. Amatori e non. Ma l’occhio dell’autore riesce, evitando i luoghi comuni, ad essere nello stesso tempo “chiaro” e originale. Una specie sempre più rara.
Vittorio Rocchiccioli- “Immagini di luce” – Calligrafia o fotografia? Certo che il “poeta” non ci delude mai. Perché la sua “macchina” sicuramente non è in vendita. Altro che digitale. La ricetta? Camminare, guardare, amare. Il trucco? Un filo diretto, una connessione, si direbbe oggi, tra occhi, cuore e cervello. Una “rete” a prova di progresso. Anzi….
Mirco Suffredini – “Piccoli gesti. Grandi cose”- Spesso, forse per pigrizia o perché nessuno ci ha insegnato a vedere al di là delle cose che ci appaiono, trascuriamo dettagli o gesti che nella loro semplicità danno forma a grandi cose. Per questo motivo non ho voluto semplicemente fotografare la figura di un mugnaio che lavora, banalizzando il valore del personaggio, ma spingermi fino a catturare particolari, ritrovati soprattutti nella gestualità delle sue mani. Senza le quali non sarebbe possibile trasformare la sua conoscenza in qualcosa di fisico. Infine voglio dire che è grazie alla perseveranza di pochissime e coraggiose persone che non si sono fatte intaccare dalle mode e dai ritmi dei nostri giorni, che si può, volendo approfittare, vivere alcune ore in un mondo parallelo decisamente lontano dal “nostro”.
Tommaso Teora- “Ci siamo anche noi”- Una nota “favola” zen asserisce che in un mondo semplice, e quindi vero, la prima verità è uguale all’ultima. E viceversa. L’inizio uguale alla fine. Facile quindi per l’autore dimostrare che “se si ha la mente sgombra da cose inutili ogni stagione è la tua stagione”.
Mostra collettiva “PLURALE,SINGOLARE” , mostra con patrocinio FIAF n. M14/06, di 17 autori, Castelnuovo di Garfagnana, Sala Suffredini dal 29 Aprile al 7 Maggio 2006. Ogni autore partecipante ha a disposizione uno spazio, che può fotograficamente riempire liberamente, per formato delle immagini, temi e numero di foto.