“RACCOLTA INDIFFERENZIATA” diStefania Adami
Perché ciò che per me è stato. Per te oggi è solo spazzatura,inutile,come il mio vuoto dimenticato.

“RICORDI DI VIAGGIO” di Gabriele Caproni
E’ piacevole riguardare le vecchie foto, ricordi di viaggi passati. La carta, la stampa, rende i ricordi tangibili evitando che “tutti quei momenti vadano perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia” nel mare digitale.

“MAQUILLAGE IN BIANCO E NERO” di Valeria Coli
Roggio, Agosto 2015 – Luci e ombre si alternano durante il restauro della volta della chiesa di San Bartolomeo, danneggiata dal terremoto del 2013.

“CASCIO: VOLTI DI UNA CIVILTA’ CONTADINA” di Pietro Guidugli
Nel territorio di Cascio si svolge da sempre una diffusa attività contadina, ha plasmato il territorio con i suoi vigneti, dissodato campi, tenuto a distanza i boschi. Spesso piccoli fazzoletti, rari i poderi un po’ più estesi. Comunque una vera e propria civiltà, ricca di conoscenze formatesi con l’esperienza e vissuta duramente ma dignitosamente e con il giusto orgoglio. Seppur ridottasi ed anche falcidiata da dolorosi lutti, tenacemente resiste alle difficoltà dei nostri tempi, garantendo cura del territorio e prodotti per un consumo prevalentemente familiare. La vocazione vitivinicola, se ha visto ridursi le superfici vitate, ha visto aumentare la qualità. Gran parte delle attività sono svolte da pensionati ma sono sorte anche realtà imprenditoriali che tentano la via del mercato.

“PER QUANTO TEMPO ANCORA?” di Simone Letari
Ci sono mestieri in via di estinzione. L’economia d’altri tempi, per la quale erano indispensabili, rimane un ricordo lontano, sebbene non sia trascorso neanche un secolo da quando erano diffusi nella quotidianità. Il mondo agricolo e contadino si è trasformato velocemente ed altrettanto velocemente ha portato con se le attività ad esso connesse, spesso facendole dimenticare anche a chi le ha praticate per tanti anni. Sono mestieri che non si insegnano nelle scuole, ne si imparano leggendo le pagine di un libro, tantomeno scaricando un’app su un qualche dispositivo di ultima generazione. Eppure, nonostante non esistano istruzioni per l’uso, si sono tramandati da padre in figlio ed hanno un sapore antico, un sapore di polvere, di fatica, di casa e di famiglia, aspro e dolce insieme. Attività che si ripetono con una ritualità quasi sacrale, dettata dai ritmi della natura a cui è necessario adattarsi con pazienza, saper aspettare il momento giusto, conoscere la materia prima e le sue potenzialità. Le donne e gli uomini della famiglia lavorano insieme, ognuno ha un ruolo, ognuno sa cosa deve fare Questi mestieri stanno sparendo, ma fortunatamente non sono spariti del tutto. Sopravvivono anche al di fuori delle rievocazioni e sono una rarità di cui beneficiare.

“SOMIGLIANZE ….INTERIORI” di Gigi Lusini

DONNA DELL’ONDA 2016 VENT’ANNI DOPO Un Progetto apparentemente semplice e divertente, che si è rivelato man mano che si andava avanti, intricato ed intrigante. 20 anni prima, 1996, grazie ad alcune, poche, entusiaste che rompevano la titubanza della maggioranza di “mettersi in mostra”, organizzai un set improvvisato in una stanza della Contrada e con tecnica volutamente “celebrativa” (cavallettone, grosso e medio formato, lampada laterale, polistirolo) “insieme” a loro producemmo una quarantina di ritratti. Una Piccola mostra: “Donna dell’Onda”.

Ancora non era dilagata la moda dei selfie. Anzi, nessuno avrebbe osato pensare…tanto. Persone serie, sedicenti e/o supposte, che si rappresentano o si fanno rappresentare con la bocchina a cuore nel tentativo di un’affannosa ricerca di identità e autostima. Una triste dichiarazione di “mi fotografo, quindi sono” che la dice lunga dei tempi che viviamo. No, via, non scherziamo! Era, ripeto, il 1996, e le critiche all’Operazione furono forse più degli apprezzamenti. Specie per le Protagoniste!!!

A 20 anni di distanza, un secolo, una vita, secondo i ritmi attuali, è bastato “interessare” un po’ i Social per avere in un mese e mezzo prenotazioni da circa 200 Donne della Contrada dell’Onda. Entusiaste di partecipare a questo Evento Contradaiolo si, ma anche con grande voglia di esserci. Di rappresentarsi. Di non voler rischiare di non esserci, soprattutto. Un altro pianeta. O un’altra dimensione…

Intanto la Fotografia era cambiata. Stravolta o evoluta, in una forma falsamente accessibile a tutti, esigeva che anche nella “sostanza” delle foto si tenesse conto di questa evoluzione (riconversione) spacciata commercialmente per capovolgimento epocale mentre rappresentava solo una traduzione, un lifting sostanzioso e gratificante di un sistema esistente* in affanno e a rischio estinzione.

E allora, al tempo in cui tutti con qualsiasi mezzo fanno miliardi di “belle” foto al giorno, adoperare attrezzature come banco ottico o HBL poteva apparire risibile e spocchioso.

Quindi una sana, piccola efficientissima mirrorless, una buona lente, certo, e la vera  novità: l’uso di una sala posa professionale con 5 flash in grado di congelare qualsiasi movimento, espressione, sguardo. E la ricerca di una grande, totale sinergia con i Soggetti per avere la loro totale partecipazione emotiva e riuscire a cogliere, dinamicamente, il gesto, l’occhiata più rappresentativa. Alla ricerca di una ”obbligatoria” (per me) somiglianza…interiore. Per la realizzazione non di una Mostra di ritratti impersonali e banali di persone comuni, ma di un Grande Atlante Antropologico affinché lo spettatore della Mostra, in ogni momento potesse riconoscere le Ondaiole Protagoniste incontrandole per la strada. Perché di Persone Vere e non di modelle si è trattato. Vere con difetti e caratteristiche. Senza curarsi ansiosamente di “venire bene”. Ma venire “reali”. Originali e quindi diverse. Ognuna fiera dietro il suo sguardo. Identificabile senza il minimo errore.

E ci siamo riusciti. Grazie, lo ammetto, anche alla stima che loro avevano (e la fiducia che hanno dimostrato) nei miei confronti. Sicure che non le avrei fatte “meglio”, ma tutte belle come erano e sono. Quindi UNICHE, ESCLUSIVE. Un gran lavoro di psicologia…

“LUNEDI’ 17 DICEMBRE 2012. VENEZIA” di Simona Lunatici

“PLURALE, IRREGOLARE” di Maria Magagnini

“ISLANDA” di Giulio Paolo Micheli
Capita spesso nella nostra quotidiana corsa contro il tempo di interrogarci sul senso di tanto affanno, e l’ansia di una risposta si placa per un pò nella sospirata rassegnazione che questo, e non altro, è il ritmo della vita che ci avvolge inesorabile nella sua spirale sempre più vorticosa. Ma è una non risposta questa, che lascia insoddisfatto l’intimo bisogno di serenità che ognuno di noi coltiva dentro di sé. Un piccolo suggerimento su una possibile prospettiva da dare al nostro vedere le cose, ci viene presentato dalle immagini raccolte durante questo viaggio in Islanda seguendo un percorso ideale scandito dalla voglia di lasciarsi ancora sorprendere per riscoprire una dimensione più umana del vivere. Cogliere così i colori, i profumi, i suoni, i costumi della gente. Momenti unici che per tutta la vita accompagneranno chi ha il coraggio di far propria l’anima di ogni terra. Per questo penso che il viaggio sia anche fotografia, quell’immortalare momenti indimenticabili, catturare immagini e panorami, particolari della natura… Certo, a volte si possono vivere momenti duri, di sconforto, di stanchezza, di problemi nell’adattamento ma viaggiare veramente significa anche questo. L’importante è seguire il proprio istinto, i propri desideri, per quanto possibile, cercare di rendere il percorso adatto alla propria personalità senza guardare ai problemi lasciati alle spalle. Il mio ringraziamento ad Emanuela per aver condiviso questa splendida avventura appassionatamente, e per avermi supportato pazientemente durante tutto il viaggio. Giulio Paolo Micheli

“CASTELNUOVO PRIMA CHE SIA NOTTE” di Mauro Prontelli
Quando viene sera, ma ancora c’è attività, c’è gente che lavora, che cammina, che si incontra, che fa acquisti, che si ferma a parlare. Tutto questo prima che sia notte…….